"Certe medaglie se attaccano all'anima non la giacca". Lla frase di Gino Bartali è perfetta per liquidare quello che sta accadendo. Le critiche contenute in un libro dello storico privato al titolo di giusto fra le nazioni dello Yad Vashem, la massima onorificenza nel memoriale della Shoah, venne concessa all'uomo che trasportava salvezza attraverso falsi documenti nei tubolari della sua bici. Tutto quello che è venuto fuori, alla luce, in questi anni, delle sue imprese di salvataggio durante la seconda guerra mondiale, sono cose vere, non sono una memoria: è storia. Sono state raccolte testimonianze. L'iter è stato lungo perché Bartali, a cui viene dedicata oggi una ciclabile a Bagno a Ripoli, era quello del "il bello si fa, ma non si dice". Il memoriale della Shoah di Gerusalemme è sempre più oggetto di scetticismo. È il preoccupante pensiero di Sergio della Pergola, demografo di fama internazionale, presente nella commissione che ha istruito la pratica. Dietro ci sono delle ricerche, delle verifiche e quindi io sono tranquillissimo. Se il comitato di Yad Vashem ha deciso di offrire questa onoreficienza ed è anche possibile che nel mettere in dubbio tutti i valori odierni, si vuol mettere in dubbio anche le onorificenze dicendo che da qualche parte, come per tutti noi, forse poteva esserci un qualche interesse o qualche altra cosa. Questo non cambia la verità, aggiunge il Rabbino, quella di una persona che ha messo a rischio la sua vita per aiutare gli altri. E così ha vinto la sua più bella medaglia da attaccare all'anima.