Dopo la lista degli stupri comparsa nel bagno dei maschi del liceo romano Giulio Cesare di Roma con nomi e cognomi di otto ragazze, tutte appartenenti alle liste che si erano presentate alle elezioni, di cui tre minori e di un ragazzo, oggi la preside Paola Senesi viene sentita dagli agenti della squadra mobile e della Digos. Sotto osservazione gli eventuali profili politici connessi alle elezioni studentesche. Un'ondata di indignazione e rabbia intanto attraversa da giorni i corridoi del liceo romano dopo aver letto quella lista ignobile scritta da ignoti, che ha riacceso il dibattito sulla violenza di genere tra gli adolescenti. I rappresentanti di istituto in una lettera vogliono essere presi sul serio e reclamano il diritto ad una scuola che non si limiti a salvare la facciata ma che affronti davvero ciò che accade al suo interno. La comunità studentesca dice di sentirsi non ascoltata, non tutelata e non supportata. "Questa sensazione ci ferisce e ci spinge a mobilitarci" continuano i ragazzi. "Una scuola è credibile, non quando appare perfetta ma quando sa riconoscere, ascoltare e intervenire. Chiediamo che le criticità non vengano minimizzate o coperte ma affrontate". Stamattina è stato organizzato un picchetto davanti alla scuola, mentre mercoledì genitori e studenti hanno ottenuto un colloquio con la dirigente scolastica. E in una lunga lettera, letta oggi in tutte le classi, si rivolgono direttamente agli autori del gesto. "Siccome non sapevate come rispondere alle loro idee, avete risposto ai loro corpi minacciandoli. È un gesto antico quanto il patriarcato stesso". La preside risponde difendendo la scuola impegnata costantemente a iniziative che mirano a incrementare un reciproco rispetto tra uomo e donna e a contrastare ogni forma di violenza. .























