La tecnologia applicata alla giustizia, è questo è il caso della giustizia predittiva. Un'innovazione che sta prendendo piede in ambito legale. L'obiettivo è la previsione delle decisioni dei giudici attraverso l'applicazione di algoritmi. In questo settore stanno sorgendo startup specializzate nel fornire servizi Legal Tech. Tutto iniziò nel 2004 alla Washington University, quando un gruppo di professori creò un algoritmo il cui obiettivo era quello di cercare di predire le decisioni dei tribunali. Per effettuare un test presero in esame 628 casi discussi nel 2002 dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Il modello statistico dei professori era riuscito a prevedere correttamente l'esito dei giudizi nel 75% dei casi. Uno studio del 2012 spiegava che la previsione e le tecnologie a supporto di questo processo già erano importanti in alcune pratiche legali, che il ruolo era destinato a crescere all'aumentare della disponibilità puntuale di dati. Gli algoritmi dunque sono entrati a far parte delle aule giudiziarie, così la Corte d'Appello di Brescia, usa da più di un anno ormai, un sistema decisionale per mettere a disposizione la banca dati da cui possono emergere orientamenti giurisprudenziali per prendere opportune decisioni. Un altro progetto chiamato giurisprudenza predittiva, sviluppato dalla scuola superiore Sant'Anna di Pisa è utilizzato dal Tribunale di Genova e mira ad analizzare i giudizi e relativi documenti processuali. L'algoritmo punta a ricreare i ragionamenti legali che portano poi a prendere determinate misure nelle sentenze. Questo rende prevedibili ulteriori decisioni prese sulla stessa materia. Comunque, al di là di tutto, nemmeno il più sofisticato sistema di intelligenza artificiale può sostituire o esautorare il giudice in carne e ossa, pilastro del nostro sistema penale.