"Qui c'erano già i grappoli formati e la situazione è irrecuperabile perché la grandinata ha distrutto tutto". Sergio Dezzutto controlla ciò che rimane di una delle sue vigne dopo le forti grandinate che, tra mercoledì e giovedì, hanno colpito il Canavese e il Pinerolese. 20 minuti di grandine fittissima e violenta, anche per effetto del vento, che ha letteralmente tritato frutta, grano e frumento, in queste due aree della provincia di Torino, vocate all'agricoltura. Qui siamo a Mazzè, Sergio produce 45mila bottiglie all'anno di Erbaluce, una DOCG di qualità che racchiude 36 comuni. Il 40% dei suoi 8 ettari di vigne è andato perso. "Di questa vigna salviamo le piante, il raccolto è completamente perso. Qui, a questo punto non ci rimane che potare, una potatura primaverile, non è più la potatura invernale, per cercare di creare le condizioni per avere dei rami sul quale lavorare per il prossimo anno. L'effetto è quello della pelle d'oca. Quando si arriva in vigna dopo la grandinata è il magone. Il magone perché qui ci sono i nostri sacrifici". Tra Canavese e Pinerolese sono 400 gli ettari di coltivazioni distrutti dalla grandine. 3 milioni di euro di danni, stima Confagricoltura. "Chiediamo che l'agricoltore sia aiutato in interventi strutturali, soprattutto per la parte frutticola dove si prevedano delle reti antigrandine. Chiediamo che, dove non è possibile, ci siano dei ristori equi e anche veloci all'agricoltore per dare un segnale alle nuove generazioni che di agricoltura si può ancora vivere. Stanno chiudendo le aziende condotte da persone che vanno tendenzialmente in pensione e non vengono rilevate dai figli o comunque dalle nuove generazioni. Questo è pericolosissimo. Dobbiamo cercare di prevenire questo fenomeno e di continuare a manutenere, coltivando, i suoli agricoli".