"Il professor Barbero ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni, autorevolissime certamente, ma quello che lui ha espresso in quell'appello non è il pensiero dell'università del Piemonte orientale, dove ricercatori, professori e personale tecnico amministrativo e studenti nella stragrande maggioranza, hanno aderito all'utilizzo del Green pass." Sono nette le parole del rettore dell'università del Piemonte orientale Gian Carlo Avanzi, che risponde così al professore Alessandro Barbero docente di Storia medievale nell'ateneo di Vercelli, noto divulgatore e fine intellettuale, tra i firmatari dell'appello contro il Green Pass sostenuto da oltre 300 professori universitari, che in questo documento definiscono la certificazione verde discriminatoria, ingiusta, illegittima e incostituzionale. "E un conto è dire no, che non c'è nessun obbligo assolutamente per carità, semplicemente non puoi più vivere, non puoi prendere i treni, non puoi più andare all'università, eccetera, però no, no, non c'è l'obbligo nel modo più assoluto e del resto questo serve perché il vaccino serve davvero, e il Green pass serve per questo, non per indurre la gente a vaccinarsi col sotterfugio, assolutamente no per carità, ecco io credo che Dante il girone degli ipocriti avrebbe trovato modo di riempirlo fino a farlo traboccare, scegliendo tra i nostri politici di oggi." "L'ha sorpresa questa dichiarazione del professor Barbero?" "Devo essere onesto sì, mi ha sorpreso perché ritengo il professor Barbero una persona di estrema intelligenza, naturalmente posso comprendere il suo principio di, diciamo, inclusività di tutti, ma voglio rispondere dicendo che l'inclusione degli studenti avviene proprio attraverso il Green pass." "Lo ritiene uno strumento ipocrita?" "Assolutamente no, io lo ritengo uno strumento di moral suasion, uno strumento in cui, come dire, si cerca di convincere a fare una cosa giusta, sacrosanta, che è quella di vaccinarsi condizionando un pochettino la libertà del singolo ma a favore della libertà di tutti.".