Le conseguenze della guerra sono anche nel carrello della spesa, i rincari sono in tutto il settore alimentare ma il caso del burro è senza dubbio fuori media, essendo arrivato a costare oltre il 100% in più rispetto ad ottobre scorso. Il problema non è solo il panetto acquistato dalla famiglia al supermercato, la preoccupazione maggiore per questo prodotto di base è per l'industria che nei protocolli DOP ne prevede quantità precise e non sostituibile con altro. "E' ancora un momento molto travagliato perché stiamo veramente soffrendo terribilmente perché non ci vengono riconosciuti in maniera adeguata tutti i costi che stiamo subendo per la trasformazione del prodotto. Noi siamo manufatturieri, compriamo le materie prime, le trasformiamo e le vendiamo alla grande distribuzione." Il costo del burro secondo le quotazioni all'ingrosso è passato da 3,41 euro al kg di gennaio 2022 a 6,86 di maggio con un aumento del 101,2%. Le ragioni degli aumenti stanno all'origine della filiera, metalli, energia, componenti di fertilizzanti sono più che triplicati. "Fino adesso questi aumenti noi li abbiamo mitigati, noi come industria non abbiamo sicuramente trasferito tutto questo alla grande distribuzione e anche la grande distribuzione non ha trasferito tutto questo al consumatore però, cioè è necessario sicuramente a un certo punto, se non in percentuali così alte, trasferire questi aumenti altrimenti le aziende non sopravvivono, le aziende chiudono." Colpa del costo dei mangimi non più importati dall'Ucraina ma anche delle energie e dei rincari di tutta la filiera del confezionamento e del trasporto. Di conseguenza meno latte e più costoso, un litro lo scorso anno costava 0,38 centesimi, ora oscilla fra 0,47 e 0,48. Un kg di burro oggi sfiora i 10 euro al kg.