Una svolta da un punto di vista militare, potrebbe arrivare dopo la decisione degli Stati Uniti a fronte di una spesa di altri 300 milioni di dollari, di inviare all'Ucraina droni, missili di ultima generazione e soprattutto, carri armati di fabbricazione sovietica, acquistati nei Paesi dell'Est, già utilizzati dall'esercito di Kiev. Mezzi che Zelensky chiedeva da tempo e che potrebbero permettergli di scatenare una controffensiva più ampia contro l'esercito russo. Forte di questi nuovi aiuti, ha mandato un messaggio chiaro a Putin: su sovranità e integrità territoriale non ci saranno passi indietro, il popolo ucraino, ha detto, non accetterà altro risultato se non la vittoria. Parole che non contribuiscono di certo a stemperare le tensioni né sul campo, né al tavolo della diplomazia. Tensioni destinate ad aumentare se davvero, come chiesto da Carla Del Ponte, ex procuratrice del Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia, l'Aja spiccasse un mandato di arresto immediato nei confronti di Putin. Se accadesse, difficilmente il presidente russo verrebbe arrestato, ma certo è che non sarebbe più nelle condizioni di lasciare la Russia. Un segnale molto forte sul fronte internazionale, che inasprirebbe ancora di più le tensioni con Mosca. Il portavoce del Cremlino è stato piuttosto chiaro con l'Europa, facendo riferimento ai suoi rapporti con gli Stati Uniti: quando vi passerà la sbornia da bourbon americano, ha detto, torneremo di nuovo a parlarci. A muoversi sul fronte diplomatico, è ancora una volta la Turchia, che ha tentato questa nuova mediazione tra Russia e Ucraina, per far evacuare via mare, attraverso il Mar d'Azov, i civili intrappolati ormai da settimane, nella città portuale di Mariupol.