Dalla diagnosi precoce alla possibilità di accesso alle cure. Non solo prevenzione, farmaci, strutture di eccellenza possono salvare la vita di un paziente oncologico ma anche il grado di istruzione ha un peso nel percorso di cura. Il focus di quest'anno, in occasione della giornata mondiale contro il cancro, è proprio sulle disuguaglianze nelle cure e su come ridurle il più possibile. Un quarto delle morti in Italia, infatti, è associato basta istruzione, tossicità finanziaria e migrazioni sanitarie. La diagnosi, il trattamento e la sopravvivenza ha sottolineato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone, non dovrebbero dipendere da dove sei nato o da quanto guadagni. Nel 2019 quasi 30 mila decessi oncologici in Italia, nella popolazione fra 30 e 84 anni, sono legate la scarsa scolarità. Il tasso di scolarizzazione, spesso, condiziona anche la successiva capacità di reddito. Chi riceve una diagnosi di cancro deve fare i conti anche con questioni di ordine economico: è la cosiddetta tossicità finanziaria, che colpisce il 26% delle persone con neoplasia ed è legata a diversi fattori tra cui i costi che i malati devono sostenere per recarsi in luoghi di cura. Nel 2022 in Italia quasi 28 mila pazienti oncologici hanno cambiato regione per curarsi. Nel 2050, secondo una stima dell'OMS, ci saranno oltre 35 milioni di nuovi casi nel mondo, più 77% rispetto al 2022 e nel 2022 sono stati diagnosticati 20 milioni di nuovi casi di cancro e sono morte in 9,7 milioni di persone. I principali fattori di rischio restano tabacco, alcol e obesità ma pesano anche i nuovi fattori di rischio come l'inquinamento atmosferico.