È stato riconosciuto dai genitori presso l'obitorio dell'ospedale di Sondrio quel corpo senza vita riaffiorato dalle acque dell'Adda. C'erano ormai pochi dubbi che appartenesse ad Hafsa, la quindicenne scomparsa nel fiume tre settimane fa. Il padre della giovane non si era mai dato pace. Aveva cercato la ragazza senza sosta ogni giorno da quel 1° settembre. 37 anni, operaio in una falegnameria, l'uomo era subito rientrato dal Marocco dopo essere stato informato della scomparsa della figlia. Ogni giorno raggiungeva il fiume in bicicletta e si tuffava nuotando per cercarla, aiutato anche da una task-force della Prefettura, ma tutte le ricerche non avevano dato esito positivo. Alla fine, dopo giorni di affanno, dolore e disperazione, e anche di difficoltà nelle ricerche a causa del livello del fiume ingrossato dalle piogge, sono stati due pescatori a segnalare ai vigili del fuoco del Comando provinciale di Sondrio la presenza di un corpo che galleggiava, reso irriconoscibile dalla lunga permanenza nell'acqua. Quel giorno Hafsa si trovava con sua cugina e mentre cercava di raggiungere una piccola spiaggia era stata travolta dalla corrente. All'improvviso i parenti che erano con le due ragazze l'avevano vista cadere in acqua e poi sparire trascinata via dalla forza del torrente.