Inizia con un’ora di ritardo l’incontro del Papa con i parroci di Roma dentro la Chiesa Madre della Diocesi, la Basilica di San Giovanni. Il motivo è che arrivando, invece di iniziare l’incontro, Bergoglio ha scelto di confessare alcuni parroci, come se questo gesto fosse più importante persino delle parole e, probabilmente, perché il Papa voleva ricordare ai fedeli e, in questo caso, soprattutto ai sacerdoti che questo sacramento viene, oggi, troppo trascurato. Per recuperare e rimanere negli orari stabiliti e, forse, anche per non far saltare il pranzo ai propri ospiti, Francesco salta molte parti del lungo discorso incentrato sul progresso della fede nella vita del sacerdote, tanto il testo – dice – poi verrà consegnato a ognuno di voi. Lui, che è vescovo di Roma, quindi un po’ parroco di questi parroci, li incita a non fare i preti a metà. “Ci sono vite umane e anche vite sacerdotali a metà strada, perché la fede non è cresciuta, non è andata oltre. Potremmo fare del male, tanto male”. Per far capire come si genera e si mantiene la fede, il Papa parla di Pietro, che ha tradito Gesù, ma che lui ha scelto per confermare la fede degli altri come primo capo in terra della Chiesa. La nostra debolezza – dice Francesco – non dovrà mai fermarci, se con umiltà chiediamo perdono e guardiamo alla sorgente della nostra felicità facendo continuamente memoria di quanto ci è accaduto, ricordandoci dell’incontro personale avuto con il Signore, quando in noi si è generata la fede.