Un quadro che è sintesi di arte e politica; il suono dei passi del Quarto Stato adesso rimbomba al Palazzo Vecchio. Il progetto nasce dalla collaborazione tra due città e si concretizza alla vigilia della festa del lavoro perché l'unità è importante, non solo nella lotta. Sono molto grato alla città di Milano. Questa iniziativa, peraltro, apre una collaborazione inedita tra le due città sulla cultura, sull'arte che andrà avanti. Mi verrebbe da dire una battuta: che mai dopo la grande alleanza de' Medici e degli Sforza, Firenze e Milano sono tornate così vicine e così determinate a lavorare insieme. La grande tela di Pellizza da Volpedo rappresenta un archetipo figurativo e il suo arrivo ad una giustificazione, perché l'artista studiò in questa città all'accademia. Fu allievo di Giovanni Fattori, ed è qui che sperimentò l'utilizzo pulviscoloso del colore, della materia. L'opera ha viaggiato su un camion lungo 16 metri, assicurata per 30 milioni di euro. Rimarrà a Firenze fino al 30 giugno e qualcuno, per questo, ha storto il naso. Non si tratta di un furto, ma di un prestito che è cosa nobile. Dopodiché, il dipinto con il suo profondo significato sociale, tornerà al comune che, tramite una raccolta dei contadini, lo ha comprato per 50 mila Lire nel 1920. Sul suo domicilio, si sta ancora ragionando. Il dibattito è già riaperto. Noi stiamo pensando a dove metterlo e quindi non è scontato che ritornerà al Museo del 900.























