Lo sguardo di una madre sull'assassino della figlia, la solennità dei giudici della Corte d'Assise, le lacrime di un'imputata. È la giustizia raccontata mentre accade con un pennello e una tavolozza capaci di fermare non un attimo ma un'emozione che riecheggia nelle aule del tribunale. Oltre 200 illustrazioni raccolte in tre anni di lavoro da Andrea Spinelli, primo illustratore giudiziario italiano, esposta nel salone principale del Palazzo di Giustizia di Milano. "Le aule di giustizia sono piene di emozioni, di storie. Io mi concentro molto sulla parte emozionale. Tutto questo cerco di trasportarlo nel mio mondo, che è quello del segno grafico, del disegno e di tradurlo in immagini". Dal processo per l'omicidio di Giulia Tramontano a quello a carico di Alessia Pifferi, storie note e meno note raccontate attraverso l'illustrazione dal vivo che, smorzando l'austerità dell'aula, punta a restituire umanità alla narrazione. "Questo modo di riprendere e di ritrarre con acquarello è rispettoso del processo delle parti delle persone. E comunque è rappresentativo di quelle che sono le vere emozioni. Quindi un'arte gentile, nuova, che però ha delle radici molto vecchie". "Viene umanizzato, sia l'offender, cioè l'imputato che la vittima, in entrambi i casi. Quindi sicuramente entra di più in quello che è la parte del processo, che la fotografia non analizza in maniera compiuta". Una tecnica antica e moderna allo stesso tempo, presa in prestito dalla tradizione americana del ritratto dal vivo nelle aule di giustizia. "La giustizia è sempre stata rappresentata in forma allegorica, in forma anche, come dire, facendo riferimento ai grandi processi mitologici come a Socrate, come a Cesare, eccetera. Ma mai, almeno in Italia, in Europa, mai è stato posto l'accento sull'atto del giudizio". .