30 ettari, 300.000 metri quadrati andati in fumo, grossomodo un'area grande come 36 campi da calcio. A circa 3 giorni dall'incendio nel parco di Centocelle, a sud-est della capitale, gli investigatori fanno ancora prelievi e controlli per i dossier da consegnare alla Procura che acquisirà anche i dati di ARPA Lazio sulla qualità dell'aria. Il rogo è iniziato molto probabilmente da qui, siamo ai bordi della via Casilina, una delle consolari più trafficate di Roma, perché il 9 luglio, sabato pomeriggio, subito dopo le 14, la maggior parte delle segnalazioni da parte dei cittadini arrivavano proprio da questa zona. Da via Casilina a via Togliatti il maxirogo ha raggiunto il quartiere Don Bosco, sulla via Tuscolana. Tirava vento forte sabato pomeriggio, un maestrale misto a tramontana che ha aiutato le fiamme a propagarsi con più rapidità. Sul loro percorso hanno incontrato insediamenti abusivi, i resti dell'ex campo rom Casilino 900, rifiuti, tanti, stoccati, ammassati, accumulati in tutta questa zona e infine gli sfasciacarrozze, una trentina in tutto quelli coinvolti. I Vigili del Fuoco di Roma, guidati da Alessandro Paola, sono ancora al lavoro con escavatrici e mezzi per bonificare la zona. Il deserto che oggi lascia senza parole è il paradigma di una Roma lontana dai suoi splendori non troppo distanti nel tempo: il grande Giubileo, i lavori per rifare il maquillage, un percorso andato avanti per inerzia almeno fino ai primi anni del 2000, poi la caduta inesorabile. Oggi in molti si chiedono come ma soprattutto se potrà essere salvata la città.























