Piano pandemico, "Zona rossa" in Val Seriana, vittime, Ospedale di Alzano. La relazione del microbiologo, Andrea Crisanti, depositata agli atti dell'inchiesta per epidemia colposa da Covid, diventa centrale per capire come è stata gestita la prima ondata di Coronavirus nella bergamasca e per chiarire eventuali responsabilità dei 19 indagati, tra cui l'ex Premier Giuseppe Conte e l'ex Ministro della Salute Roberto Speranza, le cui posizione sono state stralciate e gli atti inviati al Tribunale dei Ministri, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Le accuse, a partire da presunti ritardi e omissioni, a vario titolo sono: omicidio colposo plurimo ed epidemia colposa aggravata. Nella relazione del Consulente della Procura, consegnato un anno fa ai Magistrati, Crisante sostiene che il Governo sapesse ma che non agì in tempo contro il Covid. Già da febbraio 2020, 8 giorni prima cioè del "Paziente 1" si conosceva, si legge, la situazione di vulnerabilità in cui si trovava l'Italia di fronte al Covid. Crisanti ritiene anche che nei giorni 27 e 28 febbraio 2020 si avevano tutte le informazioni sul contagio che dimostravano come lo scenario fosse di gran lunga peggiore di quello ritenuto catastrofico. Il Comitato Tecnico Scientifico di esperti, istituito il 5 febbraio 2020, per aiutare il Governo sulla pandemia propose la "Zona rossa" all'unanimità. E sulla base delle previsioni dello scenario con RT=2 si sarebbe condivisa la decisione di secretare il piano Covid per non allarmare l'opinione pubblica. La mancata "Zona rossa" avrebbe provocato 4000 vittime. Agli atti c'è anche un'altra relazione, della Guardia di Finanza, che mette in luce come il Ministero della Salute abbia emanato provvedimenti che mal si conciliano con il principio di efficienza e chiarezza provocando, ad esempio, uno sfalsamento dei risultati delle analisi dei tamponi.