Al centro dell’inchiesta della Procura di Bergamo, la gestione della prima ondata del Covid nella zona della bergamasca. Un'indagine che continua a suscitare polemiche. Le ultime, in ordine di tempo, arrivano da Matteo Bassetti. Secondo l'infettivologo, "In quel momento le scelte venivano fatte al buio, il processo andrebbe fatto al virus". Una risposta alla perizia della Procura di Bergamo che porta la firma di Andrea Crisanti. ll microbiologo che ha bollato fallimentare la gestione dell'emergenza. Una perizia sulla quale si è espresso anche Romano Prodi, che si è detto stupefatto dell'inchiesta. In quei momenti, ha ribadito Prodi, nessuno sapeva cosa fare, sentivamo dei pareri tutti diversi. Su quei giorni concitati, tra febbraio e marzo del 2020, si concentra l'inchiesta che vede indagati l'ex Premier Giuseppe Conte, l'ex Ministro della Salute Roberto Speranza e il Governatore lombardo Attilio Fontana. Secondo gli inquirenti ci furono incertezze e rinvii tra Palazzo Chigi, il titolare del dicastero della Salute e la Regione Lombardia, che non portarono all'istituzione della Zona rossa nella Val Seriana. Contro la decisione di sigillare quell'area, per provare a contenere il virus, si muovevano, si legge nelle carte dell'inchiesta, gli imprenditori della zona, in pressing sui politici per paura di dover fermare l'attività produttiva. Su quanto accaduto, le versioni fornite da Conte e Speranza collimano fino ad un certo punto: l'ex Premier sostiene di essere stato informato solo il 5 marzo dell'arrivo della bozza del provvedimento che istituiva la Zona rossa ad Alzano e Nembro. Mentre l'ex Ministro della Salute afferma che si discusse della chiusura già giorni prima. Intanto dall'inchiesta emergono anche i messaggi che si scambiarono Ranieri Guerra, allora numero 2 dell'Oms, e il Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità. Entrambi erano scettici sull'utilità di fare tamponi a tappeto.