Poco più di due ore per rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari e fornire la propria versione dei fatti. Si è presentato al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano, accompagnato dal suo avvocato, Alberto Di Rubba, direttore amministrativo per la lega al Senato ed ex presidente della Lombardia Film Commission, finito ai domiciliari giovedì scorso con l'accusa di peculato, turbata libertà nella scelta del contraente. Il dottor Di Rubba ha risposto alle domande del giudice, chiarendo di ritenersi estraneo ai due reati che gli hanno contestato. La vicenda di cui Di Rubba deve rispondere insieme con Andrea Manzoni revisore contabile della Lega alla Camera, sentito dal gip nel pomeriggio con altre due persone che hanno scelto però di non presentarsi, è quello della vendita alla Fondazione Lombardia Film Commission di un immobile a Cormano per 800000 euro finiti per l'accusa quasi interamente nelle tasche dei tre principali indagati dell'inchiesta, vale a dire Di Rubba, il racconto di una teste uomo di fiducia di Matteo Salvini, che avrebbe dovuto salvare i conti della Lega e poi Manzoni e Scillieri. I magistrati in queste ore starebbero valutando anche di chiedere il rito immediato per la vicenda, considerando evidente la prova del reato. Le indagini però puntano molto più in alto, perché i pubblici ministeri milanesi ipotizzano che dietro l'operazione ci fosse un modus operandi che avrebbe portato a creare fondi neri per la Lega, anche attraverso una fiduciaria panamense domiciliata in Svizzera, su cui sarebbe stata drenata una parte degli 800000 euro. Il percorso tracciato dall'inchiesta milanese, strettamente connesso a quello avviato dalla Procura di Genova a caccia dei 49 milioni di fondi elettorali del Carroccio spariti, tanto che nei prossimi giorni i PM di Milano incontreranno i colleghi liguri per un confronto.