Il caso Toti piomba con tutto il suo fragore sul sentiero, già difficile, della riforma della Giustizia. La conferma degli arresti domiciliari riaccende infatti lo scontro, con l'opposizione che torna a gran voce a chiedere le dimissioni del Presidente della Regione Liguria. A difendere il Presidente, ai domiciliari dal 7 maggio, c'è Maurizio Lupi, Noi moderati, che definisce la sentenza incomprensibile e sconcertante. Lupi avanza apertamente il sospetto che la negazione della libertà a Toti sia uno strumento di pressione politica per indurlo alle dimissioni. Uno schema questo, nello scontro tra giustizia e politica visto tante volte. La maggioranza ha deciso di mettere mano ad una riforma organica ed un mattone importante è rappresentato dal ddl Nordio, approvato in via definitiva, viene cancellato il reato di abuso d'ufficio e arrivano più paletti per le intercettazioni. Un'amnistia per 4mila "colletti bianchi", denuncia l'Associazione Nazionale Magistrati. Per la maggioranza invece si tratta di un provvedimento di civiltà giuridica che mette al riparo gli amministratori dalla paura della firma. "L'abrogazione dell'abuso d'ufficio è il punto di partenza alla cancellazione di un reato evanescente che non è servito a nulla se non a rallentare l'azione amministrativa, a rovinare la vita di bravi e onesti Sindaci che avevano servito le loro comunità". Le opposizioni sul tema presentano un fronte diviso: Italia Viva e Azione sono a favore dell'abolizione del reato di abuso d'ufficio. I Cinque Stelle lo ritengono un passe-partout per l'impunità nella pubblica amministrazione. il PD avrebbe voluto definirlo meglio ma non cancellarlo. "Il Partito Democratico ha sempre ragionato su come rendere più effettivo lo strumento del reato di abuso d'ufficio ma mai di cancellarlo, abolirlo sapendo anche che questo creerà un problema con la normativa europea e un rischio di infrazione a cui l'Italia dovrà rispondere".























