Appartengono a 12 lotti diversi, importati dalla Cina nel nostro Paese, nei primi sette mesi dello scorso anno, dalla struttura commissariale per l'emergenza Covid. Sono state distribuite negli ospedali, negli ambulatori, e nelle RSA di tutto il territorio nazionale ma hanno una capacità filtrante del 10% rispetto a quanto dovrebbero. Eccole, le mascherine incriminate, un numero enorme: 250 milioni, che l'indagine condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Gorizia, coordinati dalla procura friulana, dopo accurate analisi hanno in parte già sequestrato. "Con quelli che sono gli esiti dei rapporti di prova, l'autorità giudiziaria ha ritenuto di agire a tutela della salute pubblica, impedendone l'utilizzo. Quindi il primo approccio è stato ovviamente il sequestro, presso quelli che sono i depositi nazionali. Ne abbiamo sequestrato circa 65 milioni". Le mascherine destinatarie del provvedimento di sequestro, sono FFP2 ed FFP3. Quelle che dovrebbero avere una capacità filtrante rispettivamente del 95% e del 99%. E rappresentano circa la metà dei dispositivi di protezione individuale, acquistati dall'allora Commissario Domenico Arcuri e distribuite alle Asl di tutta Italia. "Stiamo ricercando quelle mascherine, uscite da quelli che sono i depositi, le logistiche nazionali, per essere distribuite poi alle diverse sanità regionali. L'autorità giudiziaria ha disposto un provvedimento di sequestro, che è quello a cui stiamo dando esecuzione ora, tramite notifica ai responsabili regionali e della sanità". L'inchiesta è partita da un esposto, depositato lo scorso febbraio, dai medici dei presidi sanitari di Gorizia e Monfalcone. I magistrati, allora, affidano l'analisi su campioni di quei lotti di mascherine, a due laboratori di Torino e Milano. Il risultato è che filtrano anche dieci volte in meno rispetto agli standard. Il reato ipotizzato è frode in pubbliche forniture, la struttura commisariale risulta parte lesa.