Accuse, contraddizioni e ancora molti punti interrogativi che dovranno essere chiariti dall'inchiesta aperta dalla Procura di Verona che vede protagonista Luca Morisi, ex-guru della comunicazione social di Matteo Salvini, indagato per cessione di sostanze stupefacenti. Il 14 agosto nella sua abitazione di Belfiore è stata ritrovata una modesta quantità di droga compatibile con l'uso personale. Ma le indagini vanno avanti per capire chi abbia portato quella droga e quante siano le persone coinvolte. Qualcosa però non torna nella versione raccontata dal rumeno di vent'anni, escort, che ha trascorso la serata fra il 13 e 14 agosto a casa dell'ex-spin doctor della Lega a Belfiore. Il suo racconto sarebbe segnato da diverse contraddizioni. Nelle interviste rilasciate ai quotidiani ha infatti sempre riferito di aver chiamato i carabinieri, dopo quella notte a base di sesso e di droga, perché aveva assunto troppe sostanze e si era sentito male. Ma non chiama un'ambulanza. Al 112 arrivano due telefonate dalle quali emerge che il giovane non dice di stare male ma di aver subìto un furto da Morisi. Il sospetto è che all'origine ci sia stata una lite sui soldi fra Morisi, il rumeno e un altro giovane rumeno che si trovava in quella casa. Tanti sarebbero stati i soldi pattuiti per la serata e che Morisi non avrebbe pagato, a detta del giovane. L'ombra di un ricatto a questo punto comincerebbe ad affacciarsi all'orizzonte. Altro punto oscuro il flaconcino della cosiddetta "droga dello stupro" che proprio il ragazzo rumeno consegna agli investigatori. Una bottiglietta di vetro da 125 ml piena, a suo dire, perché le analisi sono ancora in corso, che lui dice di aver trovato a casa dell'ex-guru. Versione opposta a quella di Morisi che ha dichiarato di non aver commesso alcun reato. "Vogliamo chiarire tutti gli aspetti della vicenda ribadendo la piena convinzione della irrilevanza penale della condotta di Morisi", ha sottolineato il suo legale.