Risale a due anni fa l’inchiesta della Procura di Firenze che ha chiesto il rinvio a giudizio per Matteo Renzi, accusato di finanziamento illecito. Imputati anche Maria Elena Boschi e Marco Carrai, l'ex presidente di Open Alberto Bianchi e l'ex braccio destro di Renzi, Luca Lotti. La Procura fiorentina ha chiesto il processo per undici persone tra politici e imprenditori e per quattro società, tra cui Toto Costruzioni e British American Tobacco Italia. I reati contestati: corruzione, traffico di influenze, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio. Quando nel 2019 prese il via l'inchiesta dei PM fiorentini, la Fondazione Open aveva chiuso i battenti da un anno. Era nata nel 2012 ed era l’erede della Fondazione Big Bang, aveva lo scopo di sostenere le attività e le iniziative dell'allora Sindaco di Firenze e poi Premier Matteo Renzi fornendo contributo finanziario e organizzativo, per questo era stata ribattezzata 'la cassaforte Renziana'. Nell’arco dei suoi sei anni di vita, Open ha raccolto oltre 7 milioni di euro. La tesi dei Magistrati fiorentini è che Open avrebbe agito come un'articolazione di partito e e che, dal 2014 al 2018, nelle sue casse sarebbero arrivati oltre 3 milioni e mezzo di euro in violazione delle norme sul finanziamento ai partiti. Agli atti dell’inchiesta le spese sostenute negli anni da Renzi e dai suoi collaboratori. Le uscite maggiori sono state quelle relative alla kermesse annuale della Leopolda. I PM contestano a Renzi di aver usufruito di beni e servizi per quasi 549.000 euro, pagati dalla Fondazione in sei anni e mezzo. La Procura considera l’ex Presidente del Consiglio il Direttore, di fatto, di Open e per questo viene contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti. Sotto la lente di ingrandimento una serie di donazioni, pari a 200.000 euro, erogate alla Fondazione tra il 2016 e il 2017 da società riconducibili all'imprenditore cinematografico Di Paolo. A Bianchi e Lotti è contestata l’accusa di corruzione perché si sono adoperati per far approvare dal Parlamento norme favorevoli al gruppo abruzzese concessionario autostradale. In cambio Toto avrebbe versato, nel 2016, 800.000 euro all’avvocato Bianchi, a fronte di una prestazione professionale fittizia. 200.000 euro sarebbero finiti alla Fondazione Open e 200.000 al comitato per il sì al referendum. Quanto al filone relativo alla British Tobacco, Lotti è accusato di corruzione perchè si sarebbe speso per far approvare norme in materia di accise sui tabacchi ricevendo in cambio finanziamenti per oltre 250.000 euro.























