"Me lo aspettavo insomma perché ci voleva tanto coraggio per dire effettivamente dopo anni di inchiesta non abbiamo trovato niente. Perché di questo si tratta". La notizia della richiesta di rinvio a giudizio formulata nei confronti del Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e di altri 33 indagati, tra i quali il Direttore Generale del Comune, Maurice Ceron, e l'ex assessore ai lavori pubblici Renato Boraso, arrestato lo scorso luglio per presunti reati contro la pubblica amministrazione, ha sorpreso e inevitabilmente scosso i vertici comunali. Al centro dell'inchiesta della Procura di Venezia presunti episodi di corruzione legati alla trattativa per la vendita, mai portata a termine di un'area ai margini della laguna di Venezia. L'area dei Pili acquistata per 5000000 di euro da Luigi Brugnaro alcuni anni fa, prima dell'inizio del suo impegno in politica e stando alle indagini, offerta a circa 100.000.000 a un magnate di Singapore, anch'egli indagato, incentivato, secondo l'accusa, dalla promessa di cambio di destinazione d'uso dell'area, per ottenere la quale il magnate si sarebbe accollato anche la spesa per la costruzione di un nuovo palazzetto dello sport per la società di basket Reyer di proprietà dello stesso Brugnaro. Nel fascicolo di inchiesta viene citata anche la vendita, sempre all'imprenditore di Singapore, di un prestigioso palazzo veneziano, Palazzo Papadopoli, ad un prezzo decisamente più conveniente rispetto al valore di mercato dell'immobile. Il primo cittadino respinge ancora una volta ogni accusa, annunciando di voler proseguire il suo mandato, nonostante la richiesta di dimissioni avanzata dalle Opposizioni. "Non auguro a nessuno" "Tutto qua. Mi fermo a dire questo e poi resto a disposizione, so di avere il cuore limpido e pulito, so di aver fatto bene, continuo a fare il mio lavoro, perché ho avuto un mandato importante degli elettori, ho fatto delle promesse e voglio finire il lavoro che ho fatto". .