I malati Covid non dovevano entrare nelle strutture di assistenza per anziani in quanto soggetti considerati più a rischio contagio. Le direttive inviate a fine febbraio dal Ministero della Salute alle regioni, puntavano a tutelare le fasce più deboli. Direttive disattese secondo una prima analisi degli ispettori inviati al Pio Albergo Trivulzio, la residenza per anziani di Milano al centro della maxi inchiesta sulle morti sospette delle Rsa. I reati ipotizzati dalla Procura di Milano sono: epidemia e omicidio colposi. C'è una delibera regionale firmata l'8 marzo che, superando di fatto l'indicazione del Ministero, chiedeva la disponibilità delle case di riposo ad accogliere malati Covid, dimessi dagli ospedali ma che necessitavano ancora di assistenza. Il rimborso fissato per ogni paziente era pari a 150 euro al giorno. L'obiettivo era liberare posti letto negli ospedali lombardi ormai al collasso, affidandosi così alle strutture extra ospedaliera. Da qui, è l'ipotesi degli investigatori, le Rsa, spalancando le porte ai pazienti Covid, hanno dato il via alla diffusione del contagio. Non solo delibere e atti ufficiali, sul tavolo dei PM milanesi ci sono montagne di denunce di parenti e familiari, e-mail, messaggi, chat, comunicazione al personale. Erano stati proprio alcuni dipendenti del Trivulzio a denunciare la mancanza di dispositivi di protezione individuale: mascherine, occhiali, camici, guanti. L'inchiesta dovrà ricostruire la catena di decisioni, accertare eventuali inadempienze e negligenze. Se le strutture abbiano rispettato i requisiti richiesti, come quello di avere reparti separati per garantire l'isolamento. Pare che fosse sufficiente un'autocertificazione per accreditarsi. Strutture dedicate, sarebbero state create solo dopo, per tenere separati gli ospiti delle case di riposo e nuovi pazienti positivi al virus. Dal primo febbraio al 6 aprile nelle Rsa lombarde sono morti 1.822 anziani, di questi 934 accertati positivi al Covid.