Da Nord a Sud dell'Italia sono circa una quarantina le inchieste della Magistratura sulle decine di morti sospette nelle residenze per anziani dall'inizio dell'epidemia. Il principale filone è quello che riguarda le strutture lombarde, milanesi in particolare, a partire dal Pio Albergo Trivulzio di Milano, il più grande centro per anziani del paese i cui vertici sono indagati per epidemia e omicidio colposo plurimo. Sul tavolo dei magistrati ci sono centinaia di cartelle cliniche, documenti e comunicazione personale, materiale sequestrato dai finanzieri durante le 17 ore di perquisizione all'interno del Trivulzio, documenti che andranno letti, incrociando i dati con gli atti acquisiti dai finanzieri negli uffici di Regione Lombardia. Tre le delibere all'attenzione dei PM: quella dell' 8 marzo, con cui la Regione chiedeva alle Rsa la disponibilità ad accogliere malati Covid dimessi dagli ospedali. L'ipotesi è che le strutture non abbiano rispettato i protocolli sanitari di sicurezza favorendo così il contagio. In sostanza, avrebbero accolto i malati Covid senza garantire l'isolamento tra gli ospiti della struttura e i nuovi arrivati, positivi al virus. L'altra delibera regionale del 30 marzo garantisce alle strutture una retta giornaliera di 150 euro per ogni malato Covid. I PM ipotizzano che alcune strutture avrebbero celato la mancanza dei requisiti richiesti dalla delibera accogliendo lo stesso i malati solo per ottenere i rimborsi. La terza delibera acquisita riguarda il divieto di accesso ai familiari e l'indicazione di non trasferire nei Pronti Soccorso gli anziani oltre i 75 anni, ma di curarli presso la struttura. Le inchieste sono scattate proprio a seguito delle denunce di familiari e parenti che non riuscivano più ad avere notizie dei loro cari. Alessandro Azzoni, portavoce del Comitato Giustizia e Verità per le Vittime del Trivulzio, che ogni giorno raccoglie denunce e testimonianze, parla di un agghiacciante quadro di malasanità.