Sono passate da poco le diciassette di una domenica di fine giugno. Un barchino attraversa lo specchio d'acqua della Laguna di Venezia. Si trova all'altezza della striscia di sabbia emersa tra l'Isola di Sant'Erasmo e Punta Sabbioni quando urta, per cause ancora sconosciute, una briccola, quella tipica struttura nautica formata da grossi pali di legno conficcati nel fondale, che serve per indicare i canali. L'urto è violentissimo, una ragazzina di 12 anni viene sbalzata in acqua. Il padre si tuffa in mare immediatamente. La figlia però ha lesioni gravi e un arresto cardio circolatorio. Un gommone che passa di lì si ferma, le persone a bordo cercano di soccorrerla. Poco dopo arrivano i Vigili del Fuoco e l'idroambulanza, ma è tutto inutile. La bambina muore durante il tragitto, il suo papà viene ricoverato in stato di choc. Nella Laguna solo il 10 marzo scorso a perdere la vita era stato un pescatore, sbalzato dal barchino su cui si trovava, di notte per una battuta di pesca. La scorsa estate, il 4 agosto, erano morte tre persone nello scontro con un'altra imbarcazione nel Canale di San Nicolò, vicino al Lido; il giorno dopo nella Laguna sud un barchino si era rovesciato e un settantaseienne ha perso la vita.