Il tachimetro è fermo sui 110 chilometri orari, la velocità a cui procedeva l'auto al momento dello schianto, all'imbocco di questa curva che precede il passaggio a livello; l'asfalto scivoloso e la bassa visibilità hanno fatto il resto, ma potrebbe aver influito anche l'alcool sia nel perdere il controllo del veicolo che nella decisione di non fermarsi all'alt dei Carabinieri tre chilometri prima; il 23enne che era la guida del monovolume aveva un tasso alcolemico nel sangue di 0,7; 0.5 è il massimo consentito dalla legge. Dopo lo schianto, lui è uscito con i suoi piedi dall'abitacolo distrutto. Poi si è accasciato per terra svenuto. Ora è ricoverato in ospedale in stato di arresto piantonato dalle forze dell'ordine, le sue condizioni non sono gravi: il giorno dopo la strage e la comunità del quartiere Cristo di Alessandria è ancora incredula, tre suoi figli di 15, 21 e 23 anni non ci sono più per loro l'incidente è stato fatale, un altro ragazzo di 21 anni è in condizioni gravissime lotta tra la vita e la morte, la prognosi è ancora riservata, feriti anche gli altri due giovani che erano a bordo dell'auto. sette in tutto, amici che avevano passato la serata insieme prima al bowling, poi in discoteca, volevano concluderla in un pub prima di tornare a casa e li stavano andando quando i Carabinieri alla periferia della città hanno visto quell'auto procedere a zig zag nella notte. I fari per intimare l'alt, la decisione di non fermarsi e la sconsiderata corsa nella nebbia.