“Erano ragazze semplici e così sono loro. A noi danno una forza...” In aula c'erano le mamme di Gaia e Camilla, fuori dal tribunale c'erano gli amici delle due sedicenni morte la sera del 21 dicembre 2019. I compagni di classe tenevano cartelloni con scritto “Sempre con voi”. Ma non c'era nessuno della famiglia Genovese, a cominciare da Pietro. Si è aperto in un clima di dolore e attesa il processo che vede il ragazzo di 21 anni imputato per duplice omicidio stradale aggravato dal tasso alcolemico quasi tre volte superiore al limite di legge. Il ragazzo era alla guida del Suv che quella notte di fine dicembre ha falciato Gaia e Camilla mentre stavano attraversando Corso Francia, un largo viale a quattro corsie nella zona nord di Roma. Beveva, era buio e il ragazzo non avrebbe visto le due sedicenni e le ha centrate. Secondo la Procura andava a grande velocità, a 90 chilometri orari in un tratto di strada urbano. La difesa ha chiesto che venisse sentito un testimone, un ventottenne che avrebbe assistito all'incidente, ma il Giudice dell'udienza preliminare Gaspare Sturso ha rigettato la richiesta. “Il testimone è stato già sentito due volte dal Pubblico Ministero. Volevamo avere una specificazione su una circostanza. Il Giudice non l'ha ammesso e va bene così”. Rito abbreviato per Genovese, che vedrà così ridotta di un terzo la sua pena. Il processo si svolge a porte chiuse davanti al GUP. Si andrà avanti a tappe spedite e a suon di perizie, quelle già agli atti. “Noi abbiamo a nostro favore una serie di testimonianze che documentano la posizione delle ragazze sulle strisce pedonali”. Prossima udienza il 28 settembre.