Alla fine di questa giornata saranno nove le persone morte per incidenti stradali. È una media, un numero, dietro cui ci sono storie, soprattutto di giovani. Nove morti al giorno. Già troppi. Eppure è un numero in aumento perché gli ultimi dati dell'Istat parlano di un incremento del 25% degli incidenti, soprattutto sulle autostrade nei primi sei mesi dell'anno. Si muore per eccesso di velocità, si muore perché il conducente dell'auto che ti investe è al cellulare, o peggio, sta chattando. Si muore per un colpo di sonno o spesso perché alla guida si mettono giovani ubriachi o sotto effetto di sostanze stupefacenti. Basterebbe, per esempio, fermarsi un attimo e ragionare. Quanto vale la mia vita e quella di altri? Questo problema non è un problema che può essere lasciato così in una società civile, perché altrimenti vuol dire che la società non è civile, che sottovaluta il valore della vita, tanto che la vita può essere distrutta impunemente. E quando non si muore spesso le lesioni gravi ti segnano per sempre la vita e non la segnano solo alle vittime degli incidenti perché diventano vittime anche i familiari di persone cerebrolese, paralizzate, offese per sempre. Prevenzione. Anche in questo caso la chiave è lì perché altrimenti l'obiettivo dato dall'Unione europea per il 2020 della riduzione del 50% dei morti per incidenti stradali, diventerà definitivamente irrealizzabile. Non c'è stata una strategia finalizzata a raggiungere l'obiettivo impostata fin dall'inizio, fin dal 2011. Quindi è stato sottovalutato il problema, è stato sottovalutato il problema.