Incipit, Giulio Passerini racconta "Inimicizie letterarie"

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1 ora fa

Questa settimana parliamo di duelli, non di duelli fisici e neppure di duelli musicali. Parliamo infatti di duelli in letteratura. L'occasione è un libretto che la casa editrice Italo Svevo ha da qualche tempo riportato in libreria, si intitola inimicizie letterarie e lo ha scritto Giulio Passerini, che è il nostro ospite di oggi. Bentrovato. Grazie Filippo, un piacere. In amicizie letterarie racconta i duelli, le liti, le vendette tra scrittori. È un campionario vasto, sorprendente e anche abbastanza rappresentativo della scrittura e soprattutto dell'umanità. Ci sono litigi tra scrittori come D'Annunzio e Marinetti, tra Faulkner ed Hemingway, tra Gabriel Garcia Marquez. Vargiosa e così via. È un racconto molto animato per certi aspetti inaspettato. Giulio Passerini, ora io per raccontarlo vorrei partire proprio da uno di quelli di cui lei parla in questo libro e in particolare da quello tra due prime lame della letteratura dell'ultimo secolo, e cioè William Faulkner ed Ernst Hemingway. Che ne dice se partiamo da qui allora? Mi sembra un'ottima idea anche perché sono due giganti e quindi quando insomma, i contendenti sono molto forti ed energici, di solito il duello è più interessante. um La storia comincia con una lezione pubblica che Faulkner tenne in una università americana. Durante quella lezione e disse che era appunto sui grandi scrittori americani del periodo, disse che Hemingway era uno di questi, ma che non aveva abbastanza coraggio, che non si era mai sporto su un ramo. Questo per dire che insomma il suo stile era molto semplice, non era particolarmente ricercato. Di questa cosa Hemingway si offese molto, Ovviamente il coraggio era parte integrante della sua immagine e di tutti i suoi romanzi e fu punto sul vivo, tanto che chiese al generale sotto il cui comando servì durante la guerra, di scrivere una lettera a Faulkner che attestasse il suo coraggio. Il generale lo fece Faulkner ricevette la lettera, si mortificò tantissimo. Chiese scusa a Hemingway dicendo appunto non era assolutamente il tuo coraggio, mi dispiace molto, insomma alla fine pace fatta, non furono mai amici, però si rispettarono da lontano sempre con grande stima. Il libro rievoca molti duelli, alcuni terribili, altri divertenti. Uno involontariamente lusinghiero. Gore Vidal, a proposito di Truman Capoti, dirà a un certo punto Capoti ha innalzato la menzogna a forma d'arte per quanto una forma d'arte minore. Ma questo Giulio Passerini non è un insulto, è una dichiarazione poetica. è quasi una dichiarazione d'amore, credo diciamo vediamo dentro questa dichiarazione proprio le due i due cuori di Gore Vidal che si contendono il giudizio su Capoti. Da una parte ne ammira chiaramente le qualità dall'altro è molto innervosito, forse un po' anche invidioso dal suo stile, dalla sua malizia di scrittore. E in effetti quello che viene fuori che magari voleva essere un insulto, è in realtà un gran complimento, ma spesso succede perché appunto questi duelli nascono due volte su tre da una sorta di invidia ecco. Ecco Ma qual è il duello che più l'ha segnata l'ha incuriosita in questa ricerca che ha fatto per scrivere questo libro? Ma uno che mi è piaciuto molto era quello tra è stato quello tra Bontempelli e Ungaretti è un duello famoso, si sapeva, si conosceva, ma non si sapevano bene le origini. Si pensava che fosse una semplice um una semplice guerra letteraria, posizioni critiche diverse. In realtà la situazione era più complicata di così. um Sì, è vero, non si piacevano. Sì, avevano due idee di letteratura e di stile molto molto diverse, ma dietro c'era anche forse una più bassa guerra di posizione politica culturale, um in quanto entrambi erano in quel momento particolarmente organici alla ideologia fascista e al partito fascista. Ed entrambi cercavano di accreditarsi come ambasciatori della cultura italiana all'estero, in Francia, in senso lato ovviamente, non per forza politico. Però ecco, erano in qualche modo concorrenti in questa sorta di um corsa all'influenza, e la cosa ebbe appunto una serie di colpi bassi tra i due che alla fine si risolse con un duello. um Vinse Bontempelli, ma questo era relativamente importante e fecero la pace e anche se continuarono a non piacersi, si guardarono in maniera un po' più diciamo um gentile. Entrambi peraltro si distanziarono um dal fascismo, prima della caduta del fascismo e subirono trattamenti molti molto diversi l'uno dall'altro. A proposito di giudizi sferzanti di scrittori su altri scrittori, il concetto di canon letterario è sempre stato impervio. è relativo, diciamo oggi, con i ritmi della produzione narrativa contemporanea, sembra molto complicato. Ma soprattutto Giulio Passerini, leggendo questo libro scopriamo che è meglio che quel canone letterario non lo facciano mai gli scrittori, mi pare di capire, no? Beh sì, sia perché come abbiamo visto c'è questo aspetto di invidia che sicuramente, um rende il loro giudizio sui contemporanei un pochino meno attendibile di quanto dovrebbe essere, diciamo per un lavoro più canonico, appunto di di inquadramento della letteratura. um ma c'è anche da dire che il canone è fatto soprattutto di autori um morti, in grandissima parte. E e quindi in qualche maniera pacificati. Alla fine il tempo è l'unico vero grande giudice letterario che abbiamo, e solo dopo molti anni potremmo sapere chi effettivamente sarà riuscito a entrare nel canone letterario e chi invece sarà dimenticato. Peraltro nell'epigrafe di questo libro lei riporta un titolo di un altro scrittore, Marco Rossari, che dice l'unico scrittore buono è quello morto, no? Marco Rossari è uno scrittore divertente e tragico, che sono due cose che stanno assieme in tanti grandi scrittori. um Questo è effettivamente un suo aforisma che viene da un romanzo, che si intitolava L'unico scrittore buono è quello morto che scrisse un po' di tempo fa, e in quel romanzo mi fece molto ridere il fatto che nella sua biografia con cui appunto firmava questo romanzo, aveva scritto Marco Rossari e uno scrittore vivo. Quindi insomma anche una grande autoironia che sicuramente, invece a tanti di questi personaggi di cui parlano nel libro, un po' fa difetto. Voglio chiederle, questi scontri epici hanno segnato gli ultimi secoli, ma oggi potrebbero ancora accadere? O anche questa epica è stata sostituita dall'uno vale uno, dall'orizzontalità, diciamo e dall'asse- accessibilità, che è sempre più presente sui social oggi? Credo sia difficile, sia perché qualche decennio fa, se non qualche secolo fa, la letteratura aveva un posto diverso all'interno, della formazione e dei consumi culturali della persona delle persone. Oggi questo posto è un po' ridimensionato, inevitabilmente ci sono tante altre forme di intrattenimento e di approfondimento. Ma a parte questo credo che un altro elemento importante sia la sovrapproduzione. Noi adesso pubblichiamo tantissimi libri, ci siamo circa 8090000, novità ogni anno, mentre invece um fino anche solo agli anni 90 se ne pubblicavano una circa 101520000, quindi insomma, l'ordine di grandezza è davvero diverso e questo fa sì che sia più difficile per un libro emergere, così come anche per un autore emergere e affermarsi. E allora spesso succede che tra colleghi si cerchi di darsi una mano, piuttosto che buttarsi giù, visto che è così difficile venire fuori. E credo che questo effettivamente abbia un po' spento questa sorta di pepe, che c'era nella vita letteraria e culturale di qualche decennio fa. E soprattutto ha ridimensionato il ruolo anche della, della critica letteraria. Nelle ultime pagine di questo libro lei ricorda ciò che scrisse un altro grande scrittore, Mark Twain, a proposito dei critici, appunto, il simbolo del critico dovrebbe essere lo scarabeo stercorario, scrive Twain, perché lui dice lo scarabeo deve depositare le sue uova nello sterco di qualcun altro, altrimenti non si schiudono. ecco Leggendo quelle righe si prova quasi una certa nostalgia, perché questa animosità della critica ormai sembra assolutamente superata, considerando la scarsa rilevanza o l'irrilevanza addirittura che ha rispetto a qualche decennio fa, no? Sì e il peso della critica è molto cambiato, diciamo che c'è stato un momento negli anni 506070 in cui il peso della critica era straordinario, quasi preponderante effettivamente sul um sul testo in sé. Questo per una serie di momento storico che diciamo fa- um dove le ideologie erano molto forti, molto solide e in qualche maniera il discorso sulla realtà era quasi più forte della realtà. Oggi invece um diciamo ne- negli ultimi vent'anni forse le cose sono molto cambiate, questa sovrapproduzione sicuramente ha reso più difficile anche il lavoro del critico che si trova di fronte a una marea di nuovi titoli di cui occuparsi, ma soprattutto quando sono così tante le proposte, credo che um abbiamo in qualche maniera trovato un nuovo modo di orientarci. um rispetto alla consiglio autorevole o all'analisi del critico, Abbiamo preferito un tipo di ricezione basata sul contesto. Ci interessa più vedere, cosa legge e cosa piace alle persone che sentiamo come noi. Alla fine delle nostre chiacchierate, noi chiediamo ai nostri ospiti tre consigli di lettura. Abbiamo parlato di liti e di duelli. Io allora da lei adesso vorrei tre romanzi che raccontano un duello, o un litigio e che lei si sente di suggerire tre su tutti. È molto difficile, perché il conflitto è proprio um la radice delle storie, spesso la radice del romanzo. Però se devo dirne tre direi sicuramente l'amica geniale di Ferrante, che è una delle più grandi storie di amicizia e rivalità, del 900 italiano, anzi degli anni 2000 perché è uscito negli anni 2000. um Andando più nell'immediato, un caso letterario dell'anno scorso è stato quello di Sally Rooney, Intermezzo, un bellissimo romanzo, dove c'è un rapporto tra due fratelli estremamente conflittuale, e e infine, se vogliamo invece un romanzo un po' più pop ma anche quello estremamente interessante, Tomorrow, tomorrow and tomorrow, di Gabriel Zebin, um che è la storia di una anche qua è una grande amicizia, una rivalità e poi un'inimicizia. Tra due persone, un uomo e una donna, ambientato però nel mondo delle industrie creative, in particolare dell'industria dei videogiochi. È un bellissimo spaccato di come funziona in generale l'industria creativa, come può essere anche l'editoria e di come funzionano le rivalità in questo settore. Insulti, litigi e polemiche non mancano nell'ambiente letterario, scrive Giulio Passerini. E in effetti, leggendo questo libro in nimicizie letterarie, non si può dargli torto. Poi Passerini si chiede ma finite le risate, asciugate il sangue e consumata l'indignazione alla fine cosa resta? ecco ciò che resta, forse, oltre a una sorprendente e assai godibile aneddotica, è un ritratto vivido di ciò che siamo e soprattutto di quanto scrittori e non scrittori non siamo cambiati in questi anni. Grazie Giulio Passerini di essere stato nostro ospite. Grazie Filippo, buona lettura a tutti. .

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