Temperature che si abbassano, influenza che arriva. Generalmente, i due aspetti vanno di pari passo, insieme con le campagne di sensibilizzazione per le vaccinazioni. In Italia ci sono 13 milioni di anziani over 65, tra le fasce più a rischio di malattie insieme ai più piccoli, che possono usufruire dei vaccini antinfluenzali per mettersi al riparo da patologie e complicanze. Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2015 il 49,9 per cento della popolazione anziana si è vaccinata. Questo rispecchia la situazione disomogenea tra le varie regioni italiane. C’è chi, per scelta, non vuole avvicinarsi alla profilassi con vaccini e chi è poco informato e non conosce le possibilità da utilizzare. “L’importanza dei vaccini riguarda, prevalentemente, le due stagioni più delicate della vita, gli over 65, gli anziani, e i bambini. Come Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo siamo impegnati nella solidarietà tra le generazioni. Un bambino che si ammala impatta su un nucleo familiare; è un’intera famiglia che si ammala. Un anziano che si ammala, quando non vive il dramma della solitudine, investe più nuclei familiari”. Un popolo che invecchia si traduce anche in un costo economico e sociale per il Paese: oltre 500 milioni di euro l’anno per complicazioni da malattie. Ma il Sistema sanitario italiano è in grado di sostenere tutto questo? “Il Servizio sanitario nazionale, che è un patrimonio di questo Paese, è assolutamente in grado di reggere l’investimento sulle vaccinazioni. Leggevo anch’io di un possibile taglio ai vaccini, e, in particolare per gli anziani, quello sullo pneumococco, che impatta significativamente sulle patologie polmonari e su delle complicanze che portano alla morte”.