Era nell'aria, nel vero senso della parola. Già, perché la qualità dell'ossigeno delle nostre città è tornato quasi agli stessi livelli pre-lockdown. A dirlo uno studio condotto dal Centre for Research on energy and clean air, che ha analizzato l'inquinamento atmosferico prodotto da più di 10 grandi metropoli del mondo, tra cui anche Roma. In un grafico è stato sottolineato come tra aprile e maggio, pieno periodo lockdown, il livello di diossido di azoto era diminuito del 27 %. Una boccata d'aria per il nostro pianeta, durata però troppo poco, perché con graduale riapertura la curva è tornata sui livelli precedenti d'inquinamento. Le cause sono molte, certo, ma il dato desta non poche preoccupazioni per l'impatto che tutto questo può avere per la salute e sull'economia di un Paese. Basti pensare che con l'aumento di malattie respiratorie come l'asma, aumentano le richieste di farmaci o assistenza, aggravando così il sistema sanitario. Solo nella prima metà del 2020, sempre secondo il SRA, l'inquinamento atmosferico ha avuto un costo tra lo 0,4 e il 6% del Pil annuo. I risultati di un miglioramento della qualità dell'aria si sono visti perché più di 15.000 morti sono state evitate. Ma il tempo per cambiare rotta e adesso, per non ritrovarsi ancora una volta al punto di partenza.