Ischia, viaggio tra "irriducibili" della zona rossa

La "zona rossa" scuote. Dramma che si ripete. La comunità di Casamicciola sfollati negli alberghi o da parenti, ora come 5 anni fa, dopo il terremoto. Fino alla fine dell'allerta meteo stavolta. Ma in tanti decidono di non andare via. Questa anziana signora che vive da sola in una delle strade individuate a rischio, proprio non vuole saperne. "Ma i suoi figli che le hanno detto?" "Di stare a Napoli, io non ci voglio stare a Napoli, voglio stare qua." "Nonostante il rischio frana?" "Si, non mi importa." C'è chi dice di non aver ricevuto abbastanza informazioni e critica l'idea stessa di "zona rossa". "Lei ha scelto di restare in zona rossa?" "Ma io ho scelto di stare in zona rossa, diciamo che a me nessuno mi ha comunicato che casa mia è rossa". "Lei non ha paura di restare in zona rossa?" "No non abbiamo paura perché in effetti Napoli, la Campania intera, è zona completamente dissestata." Percorriamo a ritroso il percorso della colata di fango che ha stravolto l'isola. Un reticolo di strade piene di finestre aperte, poca la voglia di parlare di chi è rimasto nonostante il piano di evacuazione. Arriviamo in Piazza Maio, dov'è questa baracca, diventata punto di incontro e simbolo della ferita, mai risanata del terremoto, stavolta ospita chi vuole restare, tra fatalismo e rassegnazione. "Vi hanno detto che dovevate andare via?" "Si, son venuti che dovevamo andare via e poi abbiamo fatto pure il bagaglio, dice, fra un'ora vi veniamo a prendere. Va bene, ok. Però dopo un'ora non è venuto nessuno. A un certo orario siamo andati a letto." "Ma se la vengono a prendere, se ne va?" "No, ma adesso, ma io c'ho dove andare. Vado a casa di mia figlia e sto bene lo stesso." "E perché sta qua?" "E sto qua, io ci lavoro, ci vivo, ci conosciamo tutti qua. Allora per stare nella comunità insieme, per il momento, stiamo qua, questo è tutto.".