"Sergio, le posso chiedere come ha appreso la notizia della morte di suo figlio?" "Allora, la notizia l'ho appresa da un amico di mio figlio. E lui aveva il telefono suo e di quello di un altro che era là". L'ultimo incontro con Edy 7 anni fa, prima della sua partenza da Portogruaro, in provincia di Venezia, verso l'Europa dell'Est. Poi, con il figlio 46enne filorusso che nel 2015 aveva deciso di combattere contro l'esercito di Kiev, nessun contatto. Sergio Ongaro, 74 anni, con un filo di voce racconta la vita del suo ragazzo. Ribelle fin da adolescente, ex militante di Rifondazione Comunista, Edy Ongaro -nome di battaglia Bozambo- è morto giovedì in un villaggio a nord di Donetsk, nel tentativo di proteggere i suoi compagni da una granata. «Mio figlio ha commesso un errore, a prescindere dalla parte per la quale combatteva», dice il 74enne. "Lui leggeva troppi libri e qualcuno magari gli ha dato il la. Dopo, la colpa l'avrà anche il papà. Un po' di colpa l'avrà anche la mamma. La mamma era malata, poveretta, ma il papà lavorava a Trieste, a 100 km, dalla mattina alla sera. Non è una scusante eh. Non è una scusante, però hai avuto meno tempo di stargli attaccato al figlio". «Mio figlio era un idealista», continua Sergio Ongaro. Prima di partire era stato accusato di aggressione e resistenza a pubblico ufficiale, dopo una lite in un bar. Da lì la decisione di andarsene. Lui diceva che voleva andare qua, che voleva andare là, ma un conto era nella sua mente questa cosa qua, anche se lo diceva. Anche perché non aveva soldi, non era uno che aveva...Io lavoravo, ma per vivere". I familiari attendono il rientro in Italia delle ceneri. Edy riposerà nella stessa tomba della madre.