Ad un occhio inesperto potrebbe sembrare un'innocua erba selvatica. In realtà si tratta di Khat, una potente sostanza stupefacente, inusuale in Europa. È originaria dell'Africa orientale e del sud dell'Arabia. L'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e la Guardia di Finanza ne hanno sequestrati 40 chili in alto Piemonte, al confine con la Svizzera. Duecento mazzetti avvolti in carta assorbente. Si tratta di un'erba che va consumata fresca perché il principio attivo dura appena 3 o 4 giorni e i cani antidroga non sono ancora addestrati a scovarla. "Le foglie vengono assunte allo stato fresco e vengono finemente sminuzzate attraverso il processo di masticazione e trattenute all'interno della bocca anche per ore ed ore. Questo serve ad estrarre quelli che sono i principi attivi contenuti all'interno delle foglie, che sono catina e catinone che sono delle sostanze stupefacenti. Può essere assunta anche la foglia secca, in questo caso attraverso il fumo, oppure attraverso la preparazione di infusi simili al tè". Siamo nel laboratorio dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Torino e qui, i chimici stanno, per la prima volta, analizzando questa sostanza ancora relativamente sconosciuta in Occidente. "È una droga sociale destinata generalmente non a consumatori occidentali ma le popolazioni straniere che abitualmente la utilizzano nel paese di origine. Può provocare eccitazione, euforia nei consumatori e ridurre il senso della stanchezza, della fame, della sete e provocare uno stato generale di benessere". Parliamo di una sostanza simile all'anfetamina, quindi molto dannosa per l'organismo "L'uso prolungato di Khat, può generare dipendenza. Può causare anche danni neurologici simili a quelli che si creano in assuntori di cocaina o di anfetamine e provocare anche dei danni all'esofago, all'apparato dentario". .