È un vero schiaffo al Governo e al comitato scientifico, che di fatto ne dirige le mosse, un'accusa di una durezza inusitate abitualmente riservata solo ai regimi autoritari dove sono i dittatori ad impedire il culto religioso nelle loro Nazioni. Quella della Cee è stata una reazione per molti, prima di tutto, il Premier Conte inaspettata, da tanti invece attesa e adesso applaudita. Nelle aperture consentite per l'inizio della fase due, illustrato in conferenza stampa da Conte, anche se finalmente si permettono funerali, ma solo con congiunti con non più di 15 persone si continua a negare la partecipazione alla messa e lo si fa in maniera brusca e senza spiegazioni, nonostante le trattative che durano da settimane. E allora la Cee denuncia che si tratta di una palese violazione della libertà religiosa. I vescovi italiani, si legge nel comunicato diffuso dalla Cee, non posso accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto. La Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale, come ribadisce a Sky Tg24, anche il direttore del quotidiano cattolico Avvenire, Marco Tarquinio. Nel momento in cui si fornisce ai concittadini un calendario calibrato di riapertura con 1000 cautele, molte precauzioni la consapevolezza del rischio, non si può continuare a escludere in assoluto la possibilità di partecipare al culto. Insomma, se il Governo permette di fare la fila d'entrare in sicurezza al supermercato, perché non si può fare la fila ed entrare con tutte le garanzie necessarie in numero contingentato in una Chiesa con i sacerdoti che aumenterebbero volentieri il numero delle celebrazioni quotidiane? Il Governo tenta di ricucire lo strappo, ma lo fa con una piccola astuzia che si rivelò una gaffe, la Presidenza del Consiglio, rilascia un comunicato in cui dice che conferma quanto già anticipato in conferenza stampa da Conte, che cioè già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle liturgie, ma Conte in conferenza stampa, in realtà non aveva parlato di giorni, bensì di settimane. È evidente che se si tornasse, come si dovrà tornare tornare dal mio punto di vista alla possibilità di celebrare le liturgie Domenicali, lo si farà con tutte le cautele del caso. Piccoli gruppi di persone in condizioni di assoluta sicurezza, secondo quello che è la logica. La Chiesa italiana aveva dato in questo periodo di corona virus la massima disponibilità al Governo, ha rinunciato con dolore alle celebrazioni, nonostante le forti proteste interne di una parte della comunità cattolica, le strutture ecclesiali e volontari sono stati una parte fondamentale nell'arginare il diffondersi del virus e limitarne le conseguenze per i più fragili. Ai ben 200 milioni di euro devoluti dalla Cee per l'emergenza, l'8 aprile sono stati aggiunti altri, i giorni successivi. Di certo la Chiesa non si aspettava questa indifferenza da parte del Governo e nemmeno che nel decreto il passaggio che riguardava il divieto delle messe fosse inserita nello stesso capoverso dove si parla anche delle sale bingo.