Una motovedetta arriva in porto con 40 persone salvate da una barca in difficoltà poi torna in mare e rientra con altri naufraghi mentre al molo commerciale un gruppo di migranti viene imbarcato sul traghetto diretto a Porto Empedocle. Attendono di essere trasferiti anche i sopravvissuti al naufragio avvenuto martedì sera e al cimitero si aggiunge l'ennesima vittima senza nome. "All'arrivo della motovedetta della capitaneria di porto si sono alzati in piedi e sono finiti tutti in acqua ma per fortuna quasi tutti sono stati recuperati dagli uomini della capitaneria. Uno purtroppo è venuto meno in seguito all'annegamento e una bambina è stata in extremis recuperata." Ad aiutare i medici della ASP a comunicare con i profughi c'è il mediatore culturale Mussah, fuggito dalla Guinea, arrivato con un barcone 5 anni fa passando dalla Libia. "Se si potesse si resterebbe a casa. Questo è poco ma sicuro." "Le tante persone e famiglie con bambini che arrivano qui sanno quanto è pericoloso questo mare?" "Questo non lo sanno ma nessuno può immaginare questa difficoltà, questa fatica, questa stanchezza, questo pericolo finché non si mette in viaggio. Io penso che il problema non è quanti arrivano ma quanti riescono ad essere produttivi per lo Stato italiano, per gli italiani, per l'Italia in generale, perché parto dal concetto che la prima ricchezza su terra è l'essere umano e quindi più diamo mezzi a queste persone che arrivano, mezzi concreti, più questi riescono a fare andare avanti questo paese, diventano lavoratori, studiano, fanno evolvere questo paese. La paura non serve, siamo tutti diversi, questo si vede, ma dobbiamo cercare ciò che ci unisce per costruire un popolo. Nessuno perde, abbiamo tutti quanti da vincere.".