Con l'aiuto dei sommozzatori e l'ausilio di una gru vengono rimosse le barche in legno e in ferro, rimaste sul molo Favaloro dopo gli ultimi arrivi autonomi di profughi e migranti sbarcati direttamente sull'isola, o soccorse e trainate in porto dalle motovedette. A Lampedusa non vengono più smaltite da quando l'area di stoccaggio è stata sequestrata per una serie di illeciti e così, insieme con i migranti, vengono trasferite anche le barche su cui hanno raggiunto il lembo d'Europa più a Sud, quello più vicino all'Africa. Sul traghetto, nel corso della giornata, vengono imbarcati quasi 400 persone tra cui i nuclei familiari, con bambini neonati. Erano stati soccorsi una settimana fa da motovedette militari, pescherecci e navi umanitarie. Alcuni erano sopravvissuti al naufragio che, venerdì scorso, ha fatto un numero imprecisato di vittime con otto corpi portanti sulle motovedette e un altro trascinato dalle correnti e recuperato mercoledì dai Vigili del Fuoco con l'aiuto della Guardia Costiera sugli scogli di punta Alaimo. Sono rimasti per una settimana nella struttura del Ministero dell'Interno, in condizioni igienico sanitarie precarie e di grande sovraffollamento, costretti a dormire all'aperto, su sporchi materassi. E proprio per i trattamenti inumani e degradanti legati alla permanenza di 10 giorni all'interno dell'hotspot di quattro migranti tunisini, l'Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo. Al momento dell'imbarco, al molo commerciale, l'ultimo saluto carico di riconoscenza è per le persone che hanno salvato alcuni di loro, gli attivisti della Louise Michel, la nave finanziata con i proventi delle opere d'arte di Banksy, in stato di fermo con l'accusa di avere operato diversi salvataggi, di aver intralciato il coordinamento dei soccorsi. Il decreto del Governo prevede un solo soccorso alla volta. "Ma non potevamo lasciarli morire" è la replica degli operatori umanitari che stanno preparando un ricorso contro un provvedimento che giudicano ingiusto.