Per le vie del centro dell'Aquila, le ferite del terremoto ci sono ancora, soprattutto se fra rovi e sterpaglie entriamo in un edificio abbandonato. Ci troviamo all'interno di una scuola ma è tutto fermo al 6 aprile del 2009, ci sono ancora i banchi, ci sono i mobili, ci sono le sedie rotte, ci sono i segni devastanti del terremoto. Oggi, centinaia di bambine, bambini, adolescenti seguono le lezioni ancora nei MUSP, i prefabbricati provvisori d'emergenza progettati per durare solo cinque anni. "I disagi sono di ordine diversi, innanzitutto queste sono strutture precarie, quindi ci sono le infiltrazioni, sono di lamiera quindi non asportano, diciamo così, il clima dell'Aquila. A questo poi, si aggiunge la mancanza di spazi adeguati". Solo due scuole pubbliche su 34 del Comune dell'Aquila, sono state ricostruite e inaugurate dopo il terremoto. In 9 sono attivi i procedimenti per la ricostruzione, tutte le altre sono in container come questi, o in edifici in muratura ristrutturati. "L'anno scorso si sono diplomati i primi ragazzi aquilani che non hanno mai visto una scuola vera, cioè hanno fatto la loro scuola materna ... i MUSP, le elementari dentro MUSP, le medie dentro MUSP, le superiori dentro MUSP". La ricostruzione pubblica procede, ma è ancora indietro rispetto a quella privata. "In quel momento tutti abbiamo avuto un attimo: scappiamo. Però poi abbiamo detto: no, il territorio a noi ci ha dato tanto e noi dobbiamo ridare al territorio". Nel centro storico sono sorti molti edifici nuovi, ricostruiti, e sono soprattutto palazzi di interesse storico e culturale. "Gli sforzi che stiamo compiendo sono quelli di riportare i servizi all'interno del centro storico, perché siamo persuasi che riportando servizi: banche, farmacie, uffici pubblici ... nel centro, il centro tornerà ad essere abitato". Molti bar, ristoranti, attività, locali hanno riaperto e ci sono anche molti cantieri in attività, per la ricostruzione di case e palazzi. Ad animare la città, sono soprattutto gli studenti universitari che frequentano i locali e sono tornati a vivere qui. "È una città molto accogliente, bella, e nonostante le difficoltà di cui ho sentito nelle notizie nel corso degli anni, si sta riprendendo benissimo". "Io ero abituata comunque a un ambiente un po' più grande a Bologna, cioè ero abituata a un dipartimento di chimica, qui invece il dipartimento di chimica è un corridoio. Però a livello anche di attrezzature, materiali, siamo a un livello molto alto". Chi ha riaperto la propria attività, deve invece fare i conti con una realtà diversa, che vede meno residenti in centro, rispetto a prima del terremoto. "L'aquilano residente nel centro storico manca. Dopo 13 anni molti si sono abituati a stare, ad abitare fuori dal centro storico". "Sono, diciamo, già un paio d'anni che pure il turismo è aumentato notevolmente, pure gli aquilani comunque sia, perché comunque hanno riaperto tanti negozi in centro, tanti uffici, quindi è stato tutto un graduale miglioramento".























