"Come cambiano le città dopo il Covid? Come devono cambiare?" "Cambieranno, perché devono cambiare in generale. Noi abbiamo una questione grandissima, che è la questione ambientale. La questione ambientale vuol dire che ci siamo resi conto, che se l'aria non è pulita, se le nostre città non riducono il tasso di inquinamento, se non c'è più verde, certamente questo costituisce un grande problema. Dobbiamo cogliere l'occasione per cambiare, modernizzare il Paese. Le nostre case non erano pronte per fare lo Smart Working, le nostre scuole non erano pronte. Quindi cambierà dal punto di vista infrastrutturale, deve cambiare dal punto di vista delle relazioni sociali certamente e dal punto di vista proprio dell'uso degli spazi. Deve essere un luogo dove possiamo vivere con qualità. Tutto il tema del consumo energetico di cui abbiamo bisogno è centrale. Però c'è un tema di spazi. C'è un tema di spazi vero e questo coinvolge direttamente la cultura del progetto, la cultura architettonica. Quindi in questo quadro, diciamo di rinnovamento, di ripartenza, forse gli architetti devono fare la loro parte". Creare più spazi è possibile?" "È possibile. perché noi dobbiamo fare un'operazione molto ecologica, cioè dobbiamo recuperare gli spazi persi. Se voi pensate, in ogni città, siamo a Firenze, ma in ogni città, ci sono migliaia di metri quadri non utilizzati o utilizzati male. Allora, per esempio, basterebbe fare un censimento delle case non abitate, degli spazi non utilizzati, dei fondi commerciali chiusi. Questo censimento, ogni città lo dovrebbe fare, perché prima di costruire nuovi spazi, usiamo bene quelli che già sono costruiti, rigeneriamoli, rimettiamoli in circolazione, ricicliamo gli spazi urbani. Ecco, questa sarebbe una grande operazione culturale, che rimette in gioco nella città, delle risorse che oggi sono sprecate. Questo sarebbe la prima operazione da fare.