"Loculi per i lavoratori, paghe sotto la soglia di povertà" nero su bianco lo scrive il tribunale di Milano, erano le condizioni di lavoro degli operai in fondo alla filiera che confezionavano per 20 euro borse rivendute in negozio dopo una lunga serie di passaggi di appalto a 350 euro. Sta tutto nel Decreto di Amministrazione Giudiziaria emesso dalla sezione del tribunale presieduta da Fabio Roia che di fatto commissaria l'azienda dell'alta moda Alviero Martini specializzata in accessori, ritenuta incapace si legge nel provvedimento di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell'ambito del ciclo produttivo. Si tratta di una misura di prevenzione a carico dell'azienda fondata nel 91 che non risulta indagata in quanto non esiste prova che sapesse e facesse finta di niente per abbattere i costi di produzione. C'è evidenza invece secondo gli investigatori che l'azienda non abbia mai verificato l'effettiva capacità imprenditoriale delle proprie aziende appaltatrici alcune delle quali sono ora indagate per il reato di caporalato. Otto opifici gestiti da cittadini cinesi nelle province di Monza e Brianza Milano e Pavia, tutti irregolari con 197 operai che vivevano e lavoravano in condizione di sfruttamento, scrivono i Giudici, in grave violazione della sicurezza sul lavoro. Lavoravano di notte e la domenica e dormivano di giorno in dormitori abusivi si legge e in condizioni igienico- sanitarie sotto minimo etico. Tutto questo oggetto di un'inchiesta della Procura di Milano per caporalato che appura, si legge nel decreto del tribunale una connessione tra il cosiddetto mondo del lusso da una parte e quello dei laboratori cinesi dall'altra con un unico obiettivo abbattimento dei costi e massimizzazione dei profitti attraverso l'elusione di norme penali.