Ho lavorato ma adesso con questa cosa che è successa del Coronavirus si è complicata la cosa, ho perso il lavoro. Saulo viene dal Perù, vive in Italia da 3 anni, come molte altre persone è avvenuto allo sportello che la comunità di Sant'Egidio ha aperto in molte città per aiutare chi vuole presentare la domanda di emersione del lavoro nero. La Comunità di Sette Giri ha aperto sportelli informativi e di aiuto e sostegno per i lavoratori stranieri e per i datori di lavoro in moltissime città italiane, in tutte le regioni dov'è presente la comunità di Sant'Egidio. Ogni giorno in tutta Italia sono 2.100 le persone che come Saulo fanno domanda di regolarizzazione, come previsto dal Decreto Rilancio. È aprile pena iniziato il provvedimento di regolarizzazione, la gran parte erano cittadini stranieri e adesso, invece, cominciano ad arrivare piano piano i i datori di lavoro. Per far emergere i lavoratori in nero è necessario il consenso sia del dipendente che del datore. Maria è arrivata in Italia 29 anni fa in cerca di lavoro come infermiera specializzata, oggi è lei ad offrire un impiego alla sua collaboratrice domestica. Sono contenta non solo per la persona che assumo, ma anche per tutti gli altri. Non sempre però il datore di lavoro è d'accordo. Ho bisogno di questa situazione, di questo permesso che sta dando il Governo. Provare a parlare, a rassicurare i datori di lavoro e facilitare un po' questo ha aiutato. Ma se il datore di lavoro si rifiuta per i dipendenti in nero non c'è modo di emergere. Se anche il lavoratore volesse denunciare un rapporto di lavoro irregolare per questa legislazione non è possibile farlo. La procedura ha un costo di 500 euro. Lu dovrebbe pagare il datore di lavoro, in alcuni casi la pagano anche i lavoratori. Per presentare la domanda c'è tempo fino al 15 agosto.