Il cartello dice: "Benvenuti a Melito, città nemica della camorra" ma in base a quanto ricostruito dalla DDA partenopea e dalla DIA, le mani della camorra sarebbero da anni sulla città. L'ultima inchiesta porta in carcere il sindaco Luciano Mottola eletto con una coalizione di Centro-Destra nel 2021, per un presunto scambio elettorale politico mafioso che vedrebbe al centro il clan Amato Pagano e il suo interesse al primo turno su Nunzio Marrone, candidato per il Centro-Sinistra poi al ballottaggio su Luciano Mottola per il tramite di Emilio Rostan, imprenditore nel settore dei rifiuti e padre dell'ex deputata Michela Rostan, estranea all'inchiesta. "Se non mantiene le promesse è facile farlo cadere", questa una delle tante frasi che riassume il condizionamento della camorra sulle elezioni a Melito. Per dare un'idea del potere che la Camorra eserciterebbe sulla politica il capo del centro operativo DIA di Napoli, Claudio De Salvo cita l'esempio di una candidata costretta a fare propaganda non per se ma per il candidato gradito al clan. "E' un quadro sicuramente grave appunto per la sospensione ... è stato fatto da parte del Procuratore poco fa l'esempio molto importante della candidata che è stata costretta addirittura a fare campagna elettorale per un altro candidato, insomma, quindi fatti sicuramente molto gravi". L'ordinanza coinvolge 18 persone, oltre al Sindaco c'è Emilio Rostan, poi Vincenzo Marrone padre dell'altro candidato Nunzio, che non è indagato, Rocco Marrone Presidente del Consiglio Comunale e ci sono gli esponenti del clan. Il capozona era Vincenzo Nappi, ucciso in un agguato a inizio di quest'anno mentre pranzava al ristorante. Rostan che sosteneva Mottola secondo la DIA, lo avrebbe incontrato più volte proprio per definire i contorni di questo accordo. Con "O Pittore", così veniva soprannominato il boss si doveva andare a parlare prima. "Abbiamo fatto tardi" si rammarica in un'intercettazione.