Rifiuti speciali prodotti in Campania e Puglia e ufficialmente destinati ad essere conferiti e trattati in un impianto del viterbese, finivano in realtà per essere abbandonati in capannoni in disuso o anche in Campania, nelle province di Taranto, Cosenza e Matera. Zone rurali spesso di riconosciuto valore naturalistico, che venivano così trasformate in discariche a cielo aperto e ulteriormente sfregiate dai roghi con i quali i trafficanti provavano a cancellare le loro tracce senza riuscirci evidentemente. Un'indagine, condotta dai Carabinieri del Noe di Napoli, Lecce e Bari e coordinata dalla Dda leccese, ha portato infatti alla luce questo inquietante traffico illecito di rifiuti. "Quattro mila le tonnellate di rifiuti speciali provenienti dalla Campania e illegalmente smaltite all'interno di capannoni in disuso in aree agricole di varie regioni del territorio nazionale. Nove le persone tratte in arresto per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti." Tra le nove persone finite ai domiciliari, imprenditori, intermediari e autisti campani e pugliesi. Altre venticinque sono indagati a piede libero, avrebbero dato vita ad una organizzazione capace di gestire tutte le fasi del traffico, dal ritiro dei rifiuti nei luoghi di produzione, al loro trasporto e smaltimento illegale, in capannoni abbandonati o nelle campagne di Villapiana e Cassano allo Ionio nel cosentino, Ferrandina, in provincia di MT e Pulsano alle porte di Taranto. Aggirare le regole avrebbe fruttato in pochi mesi un milione di euro, profitto illecito che gli investigatori hanno recuperato con un sequestro equivalente di beni mobili ed immobili. .