"Nei giorni più duri della malattia c'è stata una telefonata con Raffaele Morelli, che cosa ti ha detto?" "Oddio, sono bellissimo. È stato bellissimo. Io ero lì, 63 kg, senza i capelli, col volto scavato, non riuscivo a muovermi, attaccato alla flebo 24 ore su 24, stavo componendo il mio concerto per violoncello e orchestra e lui mi ha detto, mi ha detto: Giovanni devi danzare, tu devi danzare. Non smettere mai di danzare, di immaginare e di sognare. Allora cosa ho fatto? Piano, piano a fatica mi sono alzato dal letto, ho cominciato a dirigere questo concerto che avevo nella mente e ho sentito dentro di me una gioia, una riconoscenza. Sono ancora vivo anche se non riesco quasi a reggermi in piedi ma sono vivo. Ho la musica dentro, dentro la testa, riesco a immaginarla, riesco a sognare questo concerto che un giorno prima o poi dirigerò e aveva ragione Raffaele, aveva ragione. Bisogna danzare nella vita". "Io vedo che Raffaele sorride perché Raffaele sapevi che avresti avuto questo effetto dalla telefonata". "No, Giovanni parlava prima dei fiori, io in psicoterapia a tutti i miei pazienti faccio immaginare i fiori perché ognuno ha i suoi fiori. Se chiudete gli occhi lo trovate il vostro fiore. Quel fiore e quel profumo perché, come ha detto prima Giovanni, dentro di noi c'è qualcosa che fiorisce anche nei momenti difficili. Il nostro sguardo è sempre su ciò che c'è capitato, non su questa energia fiorile creativa. Cosa ci insegna a Giovanni? Che anche nei momenti difficili la creatività è un farmaco, è il farmaco. Perché cosa fa la creatività? Sposta il pensiero, il pensiero è sempre uguale, ripetitivo, è il pensiero che crea ansia. Ma se tu puoi creare entri in un altro regno dove non c'è il tempo. Chi soffre d'ansia ha sempre il problema del tempo, troppo in fretta, più in fretta, ancora più in fretta, prima. No, c'è uno spazio dentro di te che è un'energia sognante, come ha detto Giovanni. C'è dentro di te qualcosa che fiorisce. Per fare un fiore, quel fiore, ci sono voluti milioni di anni, milioni di anni. E per fare te molti di più. C'è qualcosa in te di unico, di irripetibile, come un fiore unico e irripetibile. Questo dobbiamo ricordarcelo nei momenti difficili, perché la creatività è un farmaco".