Il 10-20% di chi ha avuto il Covid 19 sviluppa il long Covid. É l'allarme lanciato dalla OMS che chiede sforzi immediati per affrontare una patologia che, due anni dopo la scoperta del virus, sta complicando la vita di decine di milioni di persone in tutto il mondo, portando i sistemi sanitari nazionali, ancora una volta, in sofferenza. Affaticamento, disfunzioni cognitive, depressione, disturbi del sonno, ansia, stress. Sono i sintomi che definiscono questa patologia dove, ad essere colpite, sono le donne, il doppio degli uomini. Numeri alla mano, nella sola Europa, sarebbero 17 milioni ad averla sperimentata. E ora, cosa fare? Sebbene la pandemia sia cambiata radicalmente, grazie all'introduzione di molti strumenti salvavita e ci sia luce alla fine del tunnel, afferma il direttore generale dell OMS Ghebreyesus, l'impatto del long Covid per tutti i paesi è molto grave e richiede un'azione immediata e sostenuta, equivalente alla sua portata. Da qui, lo sforzo per tutti i Governi di investire a lungo termine nel proprio sistema sanitario elaborando, allo stesso tempo, un piano per affrontare la patologia. Fondamentale, secondo Ghebreyesus, un accesso equo ai test e ai vaccini, e un'assistenza clinica tempestiva e multidisciplinare. Così,anche in Italia dove, come sottolinea il virologo Fabrizio Pregliasco, alcuni casi durano dalla prima ondata del 2020.