Il primo passo per combattere la diffusione del virus dell'HIV è la prevenzione, l'uso del profilattico, ma non solamente. Chi può avere rapporti a rischio può sottoporsi alla PrEP, la profilassi pre-esposizione che blocca l'eventuale infezione. "Assumo dei farmaci che mi impediscono il contagio e sono protetto praticamente al 100% se assumo correttamente questo tipo di farmaci". L'aderenza al trattamento è fondamentale, ma non sempre viene rispettata. Questo farmaco appena arrivato in Italia è una rivoluzione: basta un'iniezione intramuscolare. "Il farmaco attualmente si somministra ogni 2 mesi per via intramuscolo, ma arriveranno le compresse che si prendono una volta al mese, le iniezioni sottocute che si fanno una volta ogni 6 mesi. Solamente qua all'ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma in poche settimane un centinaio di persone ha aderito a questo nuovo trattamento. "Vogliamo cercare di portare la PrEP più vicina alle persone, quindi fuori anche dall'ospedale. Se una persona è già in PrEP qui da noi, basta che se ne parla durante la visita, durante i colloqui e possiamo fare lo switch. Se qualcuno vuole accedere, può mandare un e-mail all'indirizzo del nostro ambulatorio". L'Organizzazione Mondiale della Sanità entro il 2030 vuole raggiungere 0 contagi da HIV. La PrEP dunque è una strada imprescindibile. "Soltanto in Europa, ad esempio, si stima che dovremmo mettere entro il 2025 500mila persone in PrEP. Uscire dalla visione sul singolo e vederlo un po' in un'ottica globale. Avere tanti farmaci, utilizzare i farmaci per la PrEP non è soltanto un beneficio dell'individuo stesso, ma poi ricade sulla collettività". Per raggiungere l'effetto ombrello tra 5 anni 21 milioni di persone al mondo dovrebbero essere sottoposte a PrEP, ma siamo fermi a 3 milioni. Il lavoro è ancora lungo.