Governo, Regione, sindacati e associazioni di industriali lavorano insieme per scongiurare la chiusura della raffineria Lukoil di Priolo Gargallo. Impianto di proprietà dell'azienda svizzera Litasco, ma che di fatto al momento raffina solo petrolio russo. Il 5 dicembre inizierà l'embargo totale per il greggio di Mosca e se le banche non riapriranno linee di credito per la raffineria siciliana si rischiano il blocco della produzione ed una crisi occupazionale senza precedenti. L'impianto tra dipendenti ed indotto da lavoro a più di diecimila persone. A Roma si è svolto un tavolo tecnico guidato dal Ministro per lo Sviluppo Economico Adolfo Urso. Per salvare la raffineria ci sono diverse strade, la prima riguarda la riapertura delle linee di credito con la garanzia di Sace, la seconda la razionalizzazione della Lukoil e la terza la richiesta all'UE di posticipare l'embargo. Entro la metà di dicembre, ha detto Urso al termine dell'incontro al quale hanno preso parte anche i sindacati, ci sarà una seconda riunione con la soluzione migliore per non fermare la produzione che rischia di desertificare l'area industriale siracusana che di fatto gira tutto attorno alla Lukoil. Dall'impianto fanno sapere che se non dovesse arrivare più petrolio si potrà andare avanti comunque fino a gennaio, qualche settimana in più per cercare una soluzione che sia duratura nel tempo ed evitare lo stop ad una raffineria che produce il 20% del carburante italiano e che è il secondo impianto più grande d'Europa. Sindacati e lavoratori, che hanno manifestato per le strade di Siracusa, sono alla finestra pronti a qualsiasi azione se non arriverà una soluzione positiva.























