"È cambiato completamente, una volta il ghiacciaio praticamente arrivava all'altezza dove siamo noi adesso, nel giro di una decina d'anni è sceso da credo 100, 150 metri". Il ghiacciaio parla la sua lingua, i massi che cadono la fusione sempre più rapida i crepacci che si aprono, sono l'eclatante rappresentazione di un cambiamento serrato nel belvedere, sulla parete Est del Monte Rosa, come altrove. Il ghiacciaio diventa fiume poi acqua per la pianura. La siccità degli anni scorsi ha indotto la società che gestisce l'acqua di Novara a cercare soluzioni urgenti. Un progetto da 560 milioni di euro di investimenti in 12 anni che parte dalla ricerca, affidata al Politecnico di Milano. "L'apparato glaciale si disgrega, si creano bdr, cioè questi canyon glaciali che rompono fondamentalmente la continuità del ghiacciaio, creano la possibilità di rotture e di crolli glaciali che sono uno dei pericoli naturali di questo tempo e ovviamente comportano la fusione di grandi quantità di acqua che poi si riversano a valle". "Vuol dire che stiamo perdendo riserve e nei prossimi decenni a forza di perdere riserve diventarà un tema assolutamente rilevante. Siamo molto orientati ad intervenire per garantire l'utilizzo di fonti plurime, bisogna garantire che la dispersione di questa risorsa così importante e sempre più scarsa, avvenga in modo contenuto". A causa degli eventi climatici estremi anche la stazione di rilevamento del Politecnico si è spostata, sono caduti 130 millimetri di pioggia in un giorno così come in genere accade in un mese. "Fare ricerche oggi in ambiente diciamo esterno, e soprattutto in ambiente glaciale, è una sfida". "Gli scenari che il Politecnico ci rappresenta, ci indicano che se le cose continueranno in questa direzione noi corriamo il rischio che le estati intorno al 2040 saranno delle estati nelle quali lo zero termico scomparirà praticamente da tutto il nostro territorio". "Quando vengo qui non dico che mi vien da piangere ma ci avviciniamo".
