Più che la cattura del boss di Vieste Marco Raduano e del suo braccio destro Gianluigi Troiano, a far davvero rumore in queste ore negli ambienti investigativi è stato il pentimento dei fratelli Giuseppe e Ciro Francavilla, a capo di una delle tre batterie malavitose che controllano il capoluogo dauno. Perché tra i punti di forza della quarta mafia, come viene soprannominata questa potente organizzazione criminale troppo a lungo e colpevolmente sottovalutata, c'è stata appunto una cortina omertosa fino a qualche tempo fa impenetrabile. La stessa che ha favorito la latitanza di Marco Raduano, aiutato a fuggire come si vedeva nei vecchi film dal carcere di massima sicurezza di Nuoro e poi protetto nel suo soggiorno dorato in Corsica. Si capirà presto se queste nuove collaborazioni porteranno a risultati significativi, intanto la caccia ai latitanti non è finita. Nel mirino degli investigatori ci sono ora i foggiani Olinto Bonalumi e Leonardo Gesualdo e il cerignolano Vincenzo Fratepietro. Foggia e Cerignola, la prima con le sue tre storiche batterie che controllano spaccio estorsione ed usura, l'altra con le sue bande specializzate nelle rapine d'assalto, sono due delle tre roccaforti di questa mafia che ha però raccontato le sue storie più inquietanti sui monti del Gargano dove si continua ad uccidere. L'ultima vittima è un pregiudicato 24enne ammazzato venerdì sera a San Giovanni Rotondo. Il suo assassino è stato già fermato.