Era tornato libero dopo 25 anni per fine pena Giovanni Brusca e aveva lasciato il carcere di Rebibbia 45 giorni in anticipo, rispetto alla scadenza della condanna. Ma anche se è stato scarcerato, resta un uomo socialmente pericoloso. Così, dopo oltre un anno, hanno deciso i giudici che hanno stabilito che dovrà essere sottoposto a sorveglianza speciale. Il boss, capo del mandamento di San Giuseppe Jato, fu colui che fece esplodere l'ordigno che provocò la strage di Capaci, in cui morirono il Giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Colui che ordinò lo strangolamento e lo scioglimento nell'acido del piccolo Giuseppe Di Matteo. Autore, per sua stessa ammissione, di decine e decine di omicidi: "Ho commesso e ordinato personalmente oltre 150 delitti", le sue parole. Durissime erano state le reazioni dei famigliari delle vittime della strage di Capaci, quando Brusca venne liberato. Fuori dal coro Maria Falcone, sorella del Magistrato, che disse: "Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge." Brusca, diventato un collaboratore di giustizia, ha contribuito con i suoi racconti a conoscere terribili dettagli dei delitti di Cosa Nostra. Resta quindi sotto scorta nella località segreta dove ora vive, sottoposto a più rigidi controlli di Polizia e a misure restrittive.























