Marevivo e moda italiana contro le microfibre in mare

07 lug 2019
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Un'alleanza per un'industria tessile competitiva e sostenibile è l'obiettivo dell'Associazione Marevivo, che ha organizzato all'Accademia di Costume e Moda di Roma un incontro multidisciplinare per sensibilizzare l'industria del tessile ad un utilizzo più sostenibile dei materiali. Marevivo da anni si batte per la difesa del mare, con la campagna stop microfibre fa un ulteriore passo in avanti, lavorando con attori diversi della filiera produttiva del sistema moda Italia, appoggiata dai designer che hanno deciso di diventare ambasciatori dell'associazione. "Pensiamo che un carico da 5 kg di abiti sintetici in lavatrice può rilasciare tra 6 e 17 milioni di microfibre. Di questa quantità più del 40% attraverso le tubature finisce direttamente nel mare e viene poi ingerita dagli organismi marini e finisce nella catena alimentare". "Sicuramente il primo tema è comprare meno ma comprare bene. Il mio compito, spero, è di far aprire gli occhi a più persone possibile". Da tempo ormai l'industria del made in Italy, strizza l'occhio a materiali ecologici e sostenibili, riuscendo ad attirare l'interesse anche dei fondi di investimento, pronti a finanziarne i progetti. "Sempre di più negli ultimi anni si è andato a investire, diciamo ad aggiungere un ulteriore criterio di analisi nella nostra analisi societaria, dove andiamo a investire, che è quella della sostenibilità. Quindi questo per le aziende è importante perché vuol dire ricevere dei flussi di denaro da investitori privati e istituzionali, a seconda che siano sostenibili o meno". La ricerca sui materiali naturali, sul riciclo e sulle sperimentazioni green nel mondo della moda sono il punto di partenza per affrontare il problema delle microfibre. "I dati sono impressionanti, perché globalmente ci parlano di 5 miliardi di particelle che viaggiano nei nostri oceani. Studi recenti evidenziano che il Mediterraneo in particolare, è un bacino particolarmente a rischio. Dati recenti del CNR di la Spezia ci parlano di numeri impressionanti anche di microfibre tessili in maniera specifica. Tutti gli organismi delle reti trofiche marine, a partire dal plancton fino ai predatori terminali, contengono o possono ingerire queste particelle. A seconda delle specie, noi abbiamo generalmente una frequenza di ingestione di circa il 25%, cioè vuol dire un pesce su quattro presenta delle microplastiche o delle microfibre tessili e addirittura in alcuni casi questa percentuale può salire fino al 90%.

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